La radio libera nell’era digitale
Registrazione Digitale #1 – Il clipping

Un treno di onde sonore, come può essere la nostra voce mentre parliamo, colpisce la membrana di un microfono e viene convertita in un treno di onde elettriche. Questo treno di onde elettriche è il segnale audio analogico, costituito da un flusso di corrente che varia continuamente e nel suo variare rispecchia esattamente le stesse variazioni dell’onda sonora originaria (è analogo al suono originale, di qui il termine analogico).

Ci stiamo già avvicinando al modo di pensare del computer, abbiamo trasformato il suono in elettricità, ma non siamo ancora pronti a darla in pasto al computer: “flusso di corrente che varia continuamente” vs. “segnali elettrici binari”: dobbiamo fare ancora un passo, dobbiamo trasformare la corrente in una serie di numeri che il computer possa capire.
Questo processo si chiama conversione analogico-digitale (A/D), è il primo gradino dell’elaborazione digitale del suono, e manco a dirlo è quello dove già inciampa il 70% dei podcaster alle prime armi.

Conversione analogico digitaleNella figura qui accanto vediamo come avviene la conversione dal dominio analogico a quello digitale (state tranquilli, lo fa il convertitore A/D dell’interfaccia audio per voi). L’onda grigia rappresenta il flusso di corrente del segnale analogico, l’asse orizzontale del grafico corrisponde al tempo, quello verticale all’intensità del segnale.

Il convertitore divide orizzontalmente l’onda in una serie di segmenti (campioni) e assegna al punto medio di ogni segmento un valore proporzionale all’intensità del segnale in quel momento (freccia rossa).
Due parametri sono fondamentali nello stabilire quanto la versione digitale del nostro suono sarà fedele alla sua forma originale analogica. Il primo è la frequenza di campionamento, espressa in Hertz (Hz), ovvero quanto vicini nel tempo sono i punti in cui il segnale viene analizzato. Il secondo è la risoluzione, espressa in bit, ovvero la quantità di valori diversi che può assumere ogni singolo campione.
Maggiori saranno i due valori impostati per la nostra conversione, più grande sarà il file audio risultante, esattamente come una foto in alta risoluzione presenta un dettaglio maggiore e una dimensione di file maggiore che una in bassa risoluzione.

Un CD-audio è campionato a 44100 Hz e 16 bit, questo può essere un buon punto di partenza anche per registrare i nostri podcast.

Preamplificazione

Ma torniamo al gradino di cui sopra in cui è facile inciampare: abbiamo visto che a ogni segmento del nostro segnale audio viene assegnato un valore proporzionale alla sua intensità.
(Se invece di usare il termine intensità avessi parlato di “volume” probabilmente ci avreste messo molto meno tempo a capire il paragrafo precedente, ma non è corretto al 100% parlare di volume a questo punto, quindi per mettermi al riparo dalle critiche dei più pignoli continuerò a usare il termine intensità e voi dovrete fare uno sforzo in più per capirmi).

Abbiamo detto anche che il valore assegnato può assumere solo un certo numero di valori, impostato dal parametro di risoluzione. Ad esempio una registrazione a 16 bit può assegnare solo valori interi da 0 (silenzio totale) a 65535 (massima intensità).
Questo intervallo corrisponde al range dinamico della nostra registrazione, noi dovremo fare in modo che tutto il materiale audio che sottoponiamo al convertitore rientri tra questi due valori.

All’interno della nostra interfaccia audio c’è un dispositivo chiamato preamplificatore che amplifica l’intensità del segnale elettrico in arrivo dal nostro microfono (in origine molto bassa) per farla arrivare più o meno a un livello di riferimento standard chiamato livello di linea (line-level), che verrà fatto corrispondere al famoso range dinamico del nostro convertitore.
Ho scritto “più o meno” perchè il nostro preamplificatore non può conoscere esattamente l’intensità del segnale in arrivo dal microfono: nessuno gli ha detto se bisbiglierete o se urlerete registrando il vostro podcast.
Per questo il preamplificatore ha un comando detto “guadagno” (gain), che permette di regolare efficacemente l’azione del preamplificatore in modo che il segnale da registrare rientri nell’intervallo dinamico del convertitore.
Questo comando può essere un controllo nel pannello di configurazione della vostra scheda audio, oppure una manopolina sull’interfaccia audio se questa è un po’ più evoluta. Se invece usate un preamplificatore esterno probabilmente ne sapete già abbastanza da evitare di dilungarmi in spiegazioni.

Pagina: 1 2 3

January 8th, 2008 at 11:42 pm